Ieri nessuno criticava più, scomparsi i vari hashtag #Inzaghiout perché continuare a criticare Inzaghi, avrebbe rasentato la blasfemia calcistica. Così mi è stato spiegato.
Non siamo più destinati al decimo posto in classifica, ma siamo davvero seduti su una Ferrari pilotata da Ciro Immobile.

Siccome criticare è facile, Correa e Caicedo dal dischetto ne sanno qualcosa, visto che una partita è fatta di gol, quando si perde tutti ci si sentiamo sempre in diritto di additare la qualunque, oggi  invece bisogna spezzare una lancia a favore della squadra intera, anche in favore di Patric.

Eh si sa, noi tifosi siamo un pubblico difficile.

La Lazio era stanca mentalmente dopo la partita in Scozia e rischiava di cadere con tutte le scarpe nella trappola del Franchi.

I titoli di coda, un meccanismo di auto-lesionismo capace di costare molto più che i 3 punti, ma la panchina al mister e la stagione autoproclamata “da Champions” dalla dirigenza.

La vera notizia però, non è stata la performance di Patric, il gol di Immobile e quello di Correa, non è nemmeno il rigore sbagliato dal Panteron, o la rissa arbitro/Ribéry…… La vera notizia è un ritorno: Jordan Lukaku.
Era totalmente sparito dai radar biancocelesti dopo il diniego del Newcastle così, quando lo abbiamo visto in carne, ossa e treccine, abbiamo esclamato, io almeno, “ma da dove c****o è uscito questo “.
Delicatissima, mi direbbe Christian De Sica.

Scende in campo l’uomo della Provvidenza che quasi tutti  avevamo dimenticato.
Inizialmente non sembrava essere stata la mossa giusta, viene servito poco e non struscia mezza palla,  ma poi tira fuori dal cilindro, o da sotto le treccine, i due assist decisivi.

Lukaku a parte, la Lazio sa ancora sorprendere e, qualche volta, sembra davvero seguire un preciso progetto tecnico-tattico. Sofferente sì, ma il calcio è anche sofferenza perché figlio del pallone che gira.
Il calcio non regala nulla, con buona grazia degli atalantini che hanno festeggiato ben 7 reti.

Forse prima di parlare di una stagione finita, bisogna ricordare proprio questo: “il pallone è tondo”.
Ricordare che non esistono i “ma se” oltre il risultato, nemmeno quelli che raccontano lo scenario di un arbitro che deruba chi che sia.

C’era una volta e forse c’è ancora una squadra che nonostante tutto al quarto posto ci pensa davvero.
E la partita contro il Celtic era stato un segno premonitore che,  oltre il tabellone, aveva fatto intravedere una Lazio capace anche di giocare alla scozzese.
Una assai diversa da quella con la tremarella alle gambe davanti alla Juve del “marziano” o al Napoli.

C’era una volta e forse c’è ancora la Lazio che ha espugnato l’ Artemio Franchi di Ribéry, che ha sofferto ma che ha saputo alzare la testa. Perché le occasioni si creano e si crea pure la fortuna.

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